Anoressia: tornare al peso forma è un segno di guarigione?
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono una sintomatologia importante, nel senso che segnalano che durante l’infanzia c’è stato qualcosa che ha disturbato una crescita serena. Quando il dimagrimento mette in pericolo la sopravvivenza è giusto che la preoccupazione primaria sia quella di raggiungere un peso accettabile e che il paziente ricominci a nutrirsi con regolarità.
L’importante è non considerare guarita la persona che è tornata ad alimentarsi normalmente.
In un recente studio è stato infatti evidenziato che i circuiti cerebrali dell’appetito restano significativamente diversi dalle persone senza un trascorso di disturbo alimentare, anche quando è stata raggiunta la situazione di normopeso.
Per questo la psicologa Ilaria Sarmiento di Firenze afferma che sia importante non abbandonare il trattamento psicologico o sentirsi fuori pericolo una volta raggiunto il peso forma.
In uno studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry (2017) Guido Frank ed i suoi colleghi mettono in evidenza come questo disturbo modifichi il comportamento cerebrale rispetto agli stimoli ambientali. Dal loro lavoro è emerso come questa alterazione rimanga anche dopo che il peso e il comportamento alimentare sono tornati nella normalità.
In particolare è la dopamina la chiave di questo cambiamento. L’alterazione di tale neurotrasmettitore risulta correlata alla gravità del disturbo in un gruppo di ragazze di 15-16 anni ed è questa alterazione che permane anche quando il sintomo sembra scomparso.
Il ripudio del corpo, caratteristico del disturbo alimentare, è l’espressione del non riconoscimento di qualcosa di proprio. L’adolescente non riconosce più qualcosa che gli appartiene. Il paradosso sta che nel ripudiarlo, se ne afferma sempre più la presenza.
Durante l’adolescenza si svolge una fase importante e fondamentale dell’integrazione della psiche con il corpo. Diverso aspetti del Sé devono essere intergrati e trovare forma in un momento in cui avanzano sessualità e istanze aggressive. Nell’adolescente ci può essere un rifiuto di una parte di sé che richiede invece di essere integrata. Probabilmente l’adolescente ha bisogno di mantenere il controllo del proprio corpo per il senso di impotenza nel controllo della propria mente.
Il processo di soggettivazione e di costruzione dell’identità, che fonda la persona , può trovare degli ostacoli che se non adeguatamente elaborati nel momento del disagio, possono portare al consolidamento di un nucleo psicotico che porterà ad ulteriori problematiche nel passaggio all’età adulta.
L’adolescente anoressico o bulimico non trova un altro modo di simbolizzare la mancanza di accettazione di parti di sé e la sua aggressività e lo esprime attraverso il corpo. Il disagio corporeo si sostituisce al pensare, al riflettere ed elaborare ed è in questo che l’adolescente deve essere aiutato attraverso una terapia psicoanalitica che, attraverso la relazione con il terapeuta, aiuti il formarsi del Sé da una matrice asimbolica all’organizzazione di elementi simbolici. E’ la funzione alfa (Bion) che deve essere rafforzata nel suo funzionamento, in modo che gli elementi asimbolici possano trasformarsi in elementi simbolici.
E’ importante che i genitori dell’adolescente tengano presente che le problematiche che emergono in questa fase dello sviluppo non riguardano il qui e ora del vissuto del figlio/a. I vari sintomi che possono esplodere in adolescenza sono un tentativo di dare una risignificazione a traumi o fragilità passate. Questo significa che qualcosa non è stato pensato ed elaborato, un qualcosa a cui l’adolescente ha la necessità di dare un nuovo significato.