Che cosa sono i prebiotici
I prebiotici sono sostanze che rivestono la funzione di nutrienti: stiamo per scoprire di che cosa si tratta e qual è il loro ruolo nel corpo umano
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Il termine “prebiotici” è stato introdotto per la prima volta nel 1995 da M. Roberfroid e G. Gibson, che li hanno definiti come componenti nutrizionali presenti nel lume intestinale in grado di favorire la crescita di ceppi batterici che hanno un effetto benefico per l’organismo. I prebiotici, che non sono digeribili, possono contribuire anche a promuovere l’attività del metabolismo, ma in qualunque caso migliorano la salute umana. Nel 2018, per altro, si è deciso di non parlare più di prebiotici ma di substrati, per indicare complessi di molecole o sostanze dalle quali i microrganismi possono ricavare il nutrimento necessario per crescere. Il loro effetto benefico è stato esteso a specie batteriche diverse dai lattobacilli e dai bifidobatteri, con una prospettiva più ampia che riguarda tutto il microbiota umano.
Come sono fatti i prebiotici
I prebiotici nella maggior parte dei casi sono complessi molecolari che non possono essere digeriti dagli enzimi del corpo umano ma lo sono dai batteri presenti nell’intestino. I microrganismi della microflora intestinale, pertanto, si avvalgono di tali sostanze usandole come risorse metaboliche ed energetiche. Allo stato attuale sono cinque i gruppi in cui possono essere classificati i prebiotici più importanti: le fibre alimentari fermentabili; gli oligosaccaridi come l’inulina; gli oligosaccaridi del latte materno; gli acidi grassi polinsaturi e l’acido linoleico coniugato; i fenoli e i composti vegetali biologicamente attivi.
A che cosa servono i prebiotici
Tenendo come punto di riferimento la variabilità strutturale che caratterizza i prebiotici, è stata avanzata l’ipotesi che ciascun prebiotico abbia come target delle specifiche popolazioni microbiche di un certo sito. Per esempio, lo xilitolo – quello presente nelle gomme da masticare – fa da substrato unicamente per le popolazioni batteriche presenti nel cavo orale, e non in altri distretti dell’organismo umano (almeno allo stato delle conoscenze attuali). I prebiotici non offrono benefici solo al tratto intestinale, ma svolgono un’azione preziosa anche per il cervello, con riflessi sulle prestazioni cognitive e neurologiche, e per l’apparato unitario. Inoltre, sono utili per ridurre il tasso lipidico nel sangue, a beneficio dell’apparato cardiovascolare, e si dimostrano preziosi per le vie respiratorie basse, medie e alte.
La microflora intestinale
Proprio perché si tratta di carboidrati che non possono essere digeriti, i prebiotici hanno un ruolo importante dal punto di vista della crescita della microflora intestinale. I bifidobatteri e i lattobacilli metabolizzano i microrganismi simbionti allo scopo di ottenere energia. Attraverso la loro fermentazione, poi, si giunge alla produzione degli SCFA, gli acidi grassi a catena corta, come l’acido acetico e l’acido propionico. Questi fungono da substrati energetici per i microrganismi, ma contribuiscono anche a modulare il flusso del sangue e favoriscono, nella mucosa intestinale, la produzione di muco. Infine, i prebiotici sono coinvolti nel prevenire la proliferazione delle colonie patogene, impedendo ai patogeni di aderire sulla superficie delle mucose e rendendo molto più resistent